Lo ha appena stabilito la Cassazione: tra l'infrazione e la notifica a casa del verbale, possono passare al massimo 90 giorni. Se un comune sfora, la contravvenzione è annullabile.

Vincono gli automobilisti, perdono i comuni: tra la violazione e la notifica della multa a casa devono trascorre al massimo 90 giorni. Lo conferma l'ordinanza 7066/2018 della Cassazione che, per la prima volta, si è occupata della questione, nello specifico contro il comune di Milano. La decisione colpisce molte amministrazioni. E nasce dal fatto che la polizia locale di molte città, sommersa da una montagna di foto per infrazioni rilevate da autovelox, semafori intelligenti e telecamere per ztl, non riesce a visionare rapidamente il materiale.

giustizia lumaca

UNA DECISIONE ARBITRARIA

In base all'articolo 201 del codice della strada, per questo tipo di violazioni, la notifica al titolare della vettura deve avvenire "entro 90 giorni dall'accertamento". Stando all'interpretazione del comune di Milano (e, a ruota, di molti altri), i 90 giorni partirebbero solo dal momento in cui i vigili cominciano ad esaminare l'immagine scattata dall'autovelox (o da altro apparecchio). E così, giustificandosi con l'elevato numero di controlli, Palazzo Marino si è dato tempi decisamente più lunghi, ritenendo congrui addirittura 180 giorni dall'infrazione alla notifica della sanzione. La Cassazione ha stabilito che l'accertamento della violazione avvenga quando lo strumento scatta la fotografia. le lentezze burocratiche non possono ledere i diritti degli automobilisti.

COME VINCERE, UN PASSO ALLA VOLTA:

  1. Chi ha ricevuto una multa deve contare i giorni dalla violazione alla notifica. Se sono più di 90, sussitono gli estremi per vincere il ricorso. Ma, prima, è meglio leggere bene i punti successivi.
  2. Può darsi che l'auto sia stata comprata usata. Se l'attuale titolare ha effettuato una iscrizione tardiva del passaggio di proprietà al Pubblico registro automobilistico, il comune ha diritto a più tempo per rintracciarlo, superando i 90 giorni. Viceversa, se non c'è stata lentezza da parte del cittadino, l'ente locale non ha scuse.
  3. Nell'ultimo anno, il titolare dell'auto ha cambiato residenza? Se non ha comunicato tempestivamente la novità al comune, questo può giustificare un ritardo nella notifica. In caso contrario, via libera al ricorsa contro il comune.
  4. Entro 60 giorni da quando è stata recapitata la multa, si può chiederne l'annullamento al prefetto della città dove è stata commessa l'infrazione (il procedimento è gratuito). Nella raccomandata con avviso di ricevimento, va evidenziata l'ordinanza della Cassazione 7066/2018, sottolinenado che il ministero dell'interno (nota 0016968 del 7 novembre 2014) ed il Tar della Lombardia (sentenza 1267/2017) si sono già espressi in modo analogo.
  5. L'esito è certo: multa annullata. Attenzione, però, a non sbagliare nel calcolo del numero dei giorni. La sconfitta in prefettura comporta il raddoppio automatico della sanzione originaria.

DIVIETO DI SOSTA, C'E' IL "VERBALINO"

E se sul parabrezza troviamo il "verbalino", come fare il conteggio dei 90 giorni? Parliamo del foglietto di preavviso (senza valore legale) che i comuni hanno la facoltà di usare: sono i vigili o gli ausiliari del traffico a piazzarlo sotto il tergicristallo in caso di divieto di sosta.

IL CALCOLO SI FA COSI'

I 90 giorni a disposizione per la notifca scattano dalla data dell'infrazione e terminano quando viene recapitata la multa a casa; se l'amministrazione non rispetta questa tempistica, un ricorso al prefetto annulla di sicuro la sanzione.

 

*in collaborazione con Laura Biarella (avvocato) e Luigi Bechi (esperto in diritto della circolazione)